Gli episodi di bullismo riempiono sempre più spesso le pagine dei giornali e come sappiamo portano con sé molte conseguenze negative per il bullizzato.

Ma come può un genitore proteggere un figlio vittima di tale fenomeno? Il primo passo è cercare di cogliere i campanelli d’allarme che possono far comprendere la presenza di un disagio, in seguito cercare di comprenderne le cause.

Rivolgersi ad un investigatore privato può permettere di capire alcuni dettagli sulla vita dei propri figli, ed in seguito avere la possibilità di prendere le giuste misure per combattere il malessere ed il fenomeno che lo causa.

La vigilanza dei genitori è essenziale nella prevenzione di forme di sopraffazione e tutte le nuove forme di pericolo alla quale i ragazzi possono essere soggetti.

Inoltre proteggere i propri figli può voler dire anche proteggere quelli degli altri nel caso il comportamento da bullo sia opera del proprio figlio, tenendo in considerazione che i genitori sono responsabili per le azioni dei figli minori riguardo gli illeciti comportamenti frutto di omessa e carente vigilanza (art. 2048 c.c.).

Abbiamo chiesto al Dr. Mirko Proietti, esperto in Psicologia Giuridica, quali sono gli aspetti caratterizzanti del fenomeno “bullismo”.

Quotidianamente veniamo a conoscenza, dai vari canali di comunicazione, di episodi di bullismo. Situazioni in cui l’aggressività umana si mostra incontrollata ed incontrollabile. Il fenomeno del bullismo si manifesta,  per lo più a scuola e nei contesti volti alla socializzazione.

Cos’è il bullismo

Possiamo definire il bullismo come una forma di violenza caratterizzata da sistematiche e continue azioni di sopruso e prevaricazione, messe in atto da un bambino/adolescente, nei confronti di un altro suo pari. In questa relazione la vittima del bullismo è percepito come “diverso” o semplicemente il “debole” per caratteristiche fisiche, comportamentali, intellettive, orientamenti sessuali oppure religiosi. Gli atti di bullismo sono spesso messi in pratica sia da una singola persona sia da un gruppo, il branco.  

Il bullismo diretto e il bullismo indiretto

Il bullismo diretto, si palesa attraverso esplicite azioni violente, azioni che possono essere sia di tipo fisico e sia di tipo verbale. 

Il bullismo indiretto si riferisce ad azioni e comportamenti tendenti a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con gli altri: ad esempio la diffusione di calunnie o notizie false nei confronti di una persona, la sua esclusione da un gruppo oppure il suo isolamento. 

Il cyberbullismo è riconducibile ad entrambe le fattispecie, ma a differenza delle altre due si svolge tutto nell’ambiente dei social network e quindi, a differenza delle precedenti è un’azione persistente nel tempo. Numerose ricerche nazionali ed internazionali hanno stimato un’incidenza media del fenomeno di circa il 15-20% nel mondo giovanile. Per quanto concerne la differenza di genere si è osservato che: i ragazzi tendono a mettere in atto prevalentemente azioni di bullismo diretto, colpendo indifferentemente sia maschi che femmine; le ragazze, invece, utilizzano forme di bullismo indiretto prendendo di mira principalmente altre coetanee dello stesso sesso, con una prevalenza di episodi di diffusione di informazioni false o calunniose sul loro conto.
Le cause che determinano questo fenomeno possono essere molteplici: debbono prendersi in considerazione la personalità, i modelli familiari, gli stereotipi imposti dai massa-media oppure le dinamiche di gruppo che trascendono il singolo individuo, questi fattori ne favoriscono il determinarsi.

Quali possono essere i campanelli d’allarme che i genitori devono tenere presente

I ragazzi vittime di bullismo tendono a non denunciare gli episodi, per paura, per vergogna, tendendo a minimizzare l’accaduto giustificando i bulli e considerarsi “meritevoli” delle accuse mosse verso di loro, questo pericoloso circolo vizioso in casi estremi potrebbe anche portare al suicidio.
Le vittime di bullismo spesso manifestano queste sintomatologie: disturbi psicosomatici, isolamento, frequenti mal di testa o di pancia, depressione, calo nel rendimento scolastico;  è compito dei genitori portare al dialogo i figli al fine di verbalizzare e renderli consapevoli che il loro malessere è legato ai comportamenti inadeguati dei loro compagni ed in questo modo hanno la possibilità di affrontare questo problema e risolverlo in tempi brevi. 

Ci sono altri segnali predittivi che devono essere presi in considerazione:

  1. Quando i ragazzi non ha più voglia di andare a scuola e non vogliono essere accompagnati
  2. Quando i genitori vengono a conoscenza che i ragazzi non fanno merenda e quando gli si chiede il perché, rispondono in modo evasivo, magari dicendo che l’hanno persa o dimenticata.
  3. Quando i figli appaiono improvvisamente cambiati, più introversi e isolati dal gruppo dei loro amici
  4. Quando il genitore scopre graffi, lividi o strappi nei suoi vestiti

Psicologia e Bullismo

Sia la psicologia sociale che la psicologia clinica hanno trattato questa tematica, sempre più dilagante. 

Le conseguenze psicologiche, per le vittime di bullismo possono essere significative. Le azioni di sopruso potrebbero determinare in età adulta vissuti di disagio importanti. Nel corso del tempo i soggetti “bullizzati” possono mostrare una svalutazione di sé e delle proprie capacità, un senso di sfiducia verso sé stessi e gli altri, problemi sul piano relazionale, fino a manifestare vissuti psicologici quali l’ansia o depressione. Chi è vittima di bullismo spesso manifesta una forte resilienza. 

Chi si comporta da bullo è soggetto a condizioni psicologiche particolari. Sono ragazzi che manifestano difficoltà relazionali, disturbi della condotta che potrebbero portare, nel corso del tempo, a comportamenti antisociali e devianti, ad agiti aggressivi e violenti anche in famiglia e successivamente sul posto di lavoro. Negli studi condotti trasversali negli anni è emerso che chi manteneva a lungo comportamenti da bullo rischiava di intraprendere una escalation di violenza che parte dai piccoli episodi di furti o vandalismo, sino ad arrivare ad avere seri problemi con la legge.

È opportuno comunque analizzare caso per caso e favorire i bulli e bullizzati ad una psico-educazione volta a comprendere se stesso e la relazione con l’altro. 

Conoscere le emozioni, il nostro patrimonio generico arricchito e modellato a seconda dell’ambiente sociale circostante, è una consapevolezza fondamentale per crescere e migliorare. Attraverso un lavoro di psico-educazione è possibile aiutare le persone a saper gestire la propria aggressività prima ancora che quella degli altri, insegnare a dosare difesa ed attacco, al fine di evitare di esserne travolti. Bisogna, innanzi tutto, destrutturare quegli stereotipi sociali che imprimono degli atteggiamenti sbagliati quali: per affermare te stesso devi sempre attaccare e combattere, altrimenti sei annullato, oppure: per essere un bravo bambino devi sempre inibire la tua rabbia, altrimenti non sarai amato.

L’educazione all’espressione delle proprie emozioni se ben condotta dalle figure di riferimento nel corso dell’infanzia nei primi anni dei percorsi scolastici consente una capacità di gestione equilibrata dell’energia aggressiva. Si trasforma in un’energia in grado di costruire. Il modelling assertivo ci è di aiuto, una psicoterapia può farci comprendere le emozioni di base, conoscerle e renderle parte integrante di noi stessi, conoscere se stessi è il primo passo per vivere nel contesto sociale di riferimento; altro strumento utile è la terapia di gruppo, permette ai pazienti l’iterazione in un ambiente protetto dove sperimentare ed apprendere l’espressione delle emozioni in modo costruttivo. Ciò permette a ciascuno di trovare il proprio equilibrio ed intraprendere una sana vita di relazione.

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Investigatore Privato Roma - Emissarius

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